Gli effetti psicologici del Coronavirus
Il rischio di contrarre una malattia come il Coronavirus, di cui si percepiscono aspetti inquietanti, genera naturalmente in tutti noi paura. Questa emozione appartiene all’uomo e ad altre specie animali fin dalla loro origine ed ha svolto un ruolo basilare per la sopravvivenza degli esseri viventi.
Davanti al nemico che attacca, alla belva feroce, si attiva una reazione istintiva di paura per la nostra incolumità, che ci spinge ad adottare comportamenti difensivi di attacco, fuga, o “congelamento”. Quest’ultima reazione negli animali corrisponde alla condizione di morte apparente con cui la preda spera di ingannare il predatore per poter fuggire quando esso è distratto.
Negli esseri umani abbiamo una reazione corrispondente di dissociazione emotiva o congelamento delle emozioni che consente all’individuo di non essere sommerso da reazioni emotive troppo intense e di poter utilizzare tutte le sue facoltà per salvarsi.
Coronavirus: il ruolo dei mass media
La paura di essere esposti a questo virus, caratterizzato da: facilità di trasmissione, possibilità anche se remota di morte (in presenza di serie patologie pregresse) e assenza di un vaccino suscita una paura che è naturale. Al contrario, il panico, ovvero una paura sproporzionata al pericolo, non lo è.
Nel caso del coronavirus siamo difronte ad una malattia poco conosciuta e come tale più inquietante, perché non siamo abituati alla sua esistenza (come ad esempio alle patologie cardiache spesso ben più gravi). In aggiunta, il contatto che abbiamo col fenomeno è generalmente indiretto, cioè mediato dai mezzi di comunicazione , i cui messaggi continui e spesso contrastanti generano in noi l’angoscia di un pericolo amplificato.
Quando i fenomeni psichici si estendono alla massa, acquistano caratteristiche particolari, perché il singolo, se inserito nel grande gruppo, subisce l’influenza di fenomeni collettivi. I comportamenti delle masse sono più soggetti all’influenza degli aspetti irrazionali della psiche, cosicchè, nel caso del COVID-19 la paura veicolata dalla massiccia esposizione ai media si diffonde sotto forma di panico.
Vedere molte immagini drammatiche di persone malate negli ospedali, sentire le notizie sui decessi e sull’aumento dei contagiati, scatena reazioni di allarme che sfociano in comportamenti irrazionali come l’aggressione di persone cinesi, l’accaparramento dei viveri e l’isolamento autoindotto.
Le conseguenza dell’ansia
Vedere qualcuno che mette in atto tali comportamenti stimola gli altri a fare la stessa cosa ed il panico si diffonde a macchia d’olio, in una sorta di contagio emotivo.
L’ansia riduce le nostre difese immunitarie. Inoltre, ostacola la possibilità di mantenere le nostre abitudini di vita che contribuiscono a darci stabilità interna.
E’ importante sapere che l’impatto degli agenti ansiogeni esterni (ad esempio i mass media) è tanto più forte quanto maggiormente le persone hanno una storia precedente di sofferenze non risolte.
Consigli per non essere contagiati dal panico
Ecco alcune indicazioni per non essere sopraffatti da una sensazione di angoscia ingigantita:
- L’esposizione continua all’enorme mole di informazioni via web, radio e TV fa rimanere il nostro sistema di allerta e paura in stato perennemente eccitatorio. Meglio scegliere 2 notiziari o due momenti al giorno nei quali informarsi attivamente scegliendo il notiziario o i siti web di fiducia (meglio quelli istituzionali per non incorrere in fake news o notizie emozionalmente cariche di vissuti ma non basate su dati oggettivi).
- assumere informazioni corrette e aggiornate, fermandosi sull’oggettiva bassa mortalità (2%) legata a soggetti già compromessi rispetto allo stato di salute. Esistono dati in questo senso che dimostrano che il virus ha senz’altro impatto sulla salute delle persone ma la situazione non è grave. Inoltre, ci sono dati epidemiologici che dimostrano che ad oggi quello che si sta vedendo è che il tasso di mortalità è persino inferiore al dato di altre epidemie influenzali degli ultimi anni. L’alta percentuale dei contagi a volte viene confusa con alta pericolosità/mortalità. E’ in questo senso che la casistica oggettiva è d’aiuto.
- Riflettere sul concetto che le severe misure cautelari non dipendono dalla pericolosità del virus ma dalla necessità di non bloccare le strutture sanitarie con numeri elevati d’interventi.
- Incentivare i momenti di intimità affettiva e condivisione con le persone a noi care ed i momenti di svago, pur nel rispetto delle misure prudenziali. Questo al fine di non sentirsi isolati e sopraffatti dall’ansia.
- Mantenere il più possibile le proprie abitudini di vita: in contesti emergenziali bisogna ancorarsi a ciò che è certo, noto e prevedibile.
COVID-19 e i bambini: l’importanza di parlare con loro di quello che sta accadendo.
I bambini sono le persone psicologicamente più fragili all’interno del caos mediatico che ci tempesta sul coronavirus. Per questa ragione è necessario instaurare con loro un rapporto empatico.
Il bambino, specie nei primi anni, ancora non possiede una chiave di lettura della realtà costruita sulla propria esperienza esistenziale. Pertanto, messo in rapporto con un pericolo indistinto, portatore di morte, esso sperimenta un’angoscia profonda. La situazione peggiora se i suoi adulti di riferimento sono essi stessi in preda all’ansia e non possono svolgere la loro funzione rassicurante.
E’ molto importante spiegare ai bambini, qualunque sia la loro età, cosa sta accadendo realmente, ovviamente con parole adeguate all’età del minore. Anche per i bambini sono validi i quattro punti sopra delineati, tenendo conto che:
- anche i bambini piccolissimi si accorgono del nostro stato emotivo, dunque se siamo in ansia lo percepiscono. Non possiamo dire loro di stare tranquilli se noi non ci riusciamo, perché creeremmo confusione e sfiducia nella loro mente. Se siamo in difficoltà facciamoci aiutare da parenti, amici o professionisti della psiche.
- nessun bambino che sia in grado di comprendere il linguaggio è troppo piccolo per necessitare di una spiegazione di quello che sta accadendo.
- accanto alla spiegazione degli eventi bisogna sottolineare la presenza delle risorse che si stanno impiegando negli ospedali per far guarire le persone: medici che curano, altri che stanno preparando la medicina giusta, e tutte le altre persone che stanno gestendo l’emergenza.
- la rassicurazione maggiore per un bambino è percepire lo stato di fiducia e tranquillità del genitore.