Vado dallo psicologo? Si o no?
Quando viviamo un momento di disagio interno può venirci l’idea di rivolgerci ad uno Psicologo. A questo punto sopraggiungono dubbi ed interrogativi che dobbiamo affrontare per prendere una decisione. E’ naturale che ci poniamo delle domande, anche se talvolta non sappiamo a chi rivolgerci per avere le risposte. Ho pensato dunque di fornire qualche aiuto in tal senso esaminando i principali interrogativi che si pongono le persone che desiderano iniziare un percorso psicoterapeutico
Il termine malattia riferito alla mente, o pazzia, è una metafora, non c’è nessun organo malato quando abbiamo una sofferenza psichica ; esiste invece una persona che principalmente a causa della sua storia ha sviluppato uno stato di disagio interno significativo.
Tale disagio può richiedere l’ausilio di farmaci (psichiatra) e di interventi riabilitativi di altro genere,e/o essere affrontato attraverso un percorso psicoterapeutico (psicologo-psicoterapeuta).
Fin dall’antichità si è cercato di spiegare il senso dei disturbi psichici: divinità che parlavano attravero l’uomo (oracoli..), streghe possedute dal demonio,..finchè il 1700, secolo dei lumi, cercò una spiegazione razionale. L’essere umano talvolta aveva malattie che colpivano i suoi organi danneggiandone il funzionamento, dunque se alcuni facevano discorsi strani forse c’era qualcosa che si era ammalato in lui, e visto che la ragione si pensava avesse sede nel cervello , era “come se” quest’organo avesse una malattia. Il “come se “ gradualmente si perse e si usò la definizione di malattia mentale con lo stesso significato con cui ci riferiamo alle malattie del corpo.
Le possibilità sono due: rivolgersi al servizio pubblico oppure cercare professionisti privati.
Il Servizio Sanitario Nazionale deve erogare prestazioni di psicoterapia e assistenza psichiatrica, ed ha servizi territoriali appositi che effettuano prese in carico di tale genere.
Si tratta di professionisti sempre qualificati e in continuo aggiornamento (devono aggiornarsi obbligatoriamente), il cui numero purtroppo non è sempre sufficiente a soddisfare tutte le richieste che arrivano. I tempi di attesa possono essere lunghi; per accedere è sufficiente l’impegnativa del medico curante.
I professionisti del privato sono molti, spesso ci sono conoscenti che ci consigliano psicologi da cui sono andati e si sono sentiti a loro agio, oppure si cerca su internet alla voce “psicologo psicoterapeuta” aggiungendo la località che interessa
Esistono anche psicologi, come la sottoscritta, che lavorano nel pubblico ma che all’interno di tale ambito svolgono la libera professione.
Se scegliamo qualcuno del privato dobbiamo accertarci che sia iscritto all’Albo degli Psicologi e degli Psicoterapeuti. L’Albo è quello della Regione Marche (Ordine Psicologi Regione Marche). Il n.di iscrizione di solito è specificato nel sito del professionista e può riferirsi anche ad Ordini di altre Regioni
Nel settore pubblico la verifica non occorre perché per essere assunti gli psicologi debbono possedere i requisiti sopra indicati.
Verificati i requisiti professionali ciò che più conta è la sensazione che proviamo quando ci relazioniamo con il /la psicologo/a.
Ci sentiamo a nostro agio ed ascoltati? Avvertiamo che, mentre facciamo la fatica di esprimere contenuti dolorosi , l’altro /a è emotivamente partecipe alle nostre emozioni? Proviamo un senso di simpatia per la persona che abbiamo di fronte? Avvertiamo che l’altro sa chiaramente di che cosa stiamo parlando ?
Dobbiamo affidarci alla nostra sensibilità, come faremmo con una persona che stiamo iniziando a conoscere. A volte serve più di un colloquio per chiarirci su questi interrogativi.
Una sensazione di preoccupazione quando ci si rivolge allo psicologo è normale. Stiamo per andare da una persona che non conosciamo e alla quale racconteremo aspetti molto profondi ed intimi che ci riguardano, ci chiediamo dunque se ci capirà, cosa penserà di noi , se sarà simpatico e ci metterà a nostro agio o se ci guarderà senza alcuna espressione rendendoci difficile aprirci…
Esiste anche un timore meno consapevole e definito rispetto a quelli che riguardano la prima accoglienza.
Andare dallo psicologo significa guardare nel nostro profondo,in quello che chiamiamo inconscio. Possono emergere contenuti di cui non siamo consapevoli, talvolta dolorosi e difficili da accettare.
La nostra psiche ha strutturato meccanismi difensivi proprio per tenerci lontano da essi ,anche se non può cancellarli; si attivano dunque “resistenze”,ovvero tendenze che vanno in direzione opposta a quella del lavoro psicologico. Esse si possono manifestare con motivazioni di copertura :non ho tempo, faccio da solo,non ci credo, ecc…
Lo psicologo ha il compito di indebolire gradualmente le difese, non aggredendole ma “accarezzandole” , ovvero rispettando l’iniziale assetto psicologico del soggetto.
Lo psicologo è laureato in psicologia, con laurea quinquennale; per esercitare la professione deve essere iscritto all’Albo degli Psicologi superando l’esame di Stato. Non può erogare prestazioni di psicoterapia, quindi nell’ambito dei trattamenti individuali può effettuare un intervento più blando , denominato “colloqui di sostegno psicologico”, adatto alle situazioni meno complesse.
Lo psicoterapeuta oltre ad essere psicologo o laureato in medicina ,si è specializzato in una delle scuole di psicoterapia esistenti alcune delle quali sono ad indirizzo psicoanalitico. Esse cioè formano psicoterapeuti che rispecchino il pensiero ortodosso di Freud,o di quegli psicologi che hanno elaborato teorie derivate da quella freudiana come Jung,Lacaan,…
Lo psichiatra è un medico (laurea in medicina ed iscrizione all’Albo professionale) che ha fequentato la specializzazione in Psichiatria.Egli si interessa degli aspetti psichici e organici della mente, concentrando l’attenzione prevalentemente sugli aspetti sintomatici dei disturbi sui quali interviene prevalentemente coi farmaci.Usare farmaci adatti all’individuo con lo scopo di ridurre l’ansia o la depressione ha sicuramente effetti positivi sul malessere, e può rendere più agevole il lavoro psicoterapeutico contenendo le emozioni disturbanti che esso lascia emergere.
L’uso dei farmaci psicotropi è deciso dallo psichiatra, che ha a disposizione prodotti farmaceutici ormai sofisticati, difficilmente portatori di effetti collaterali di ottundimento della coscienza (questo è uno dei timori più frequenti negli utenti).Rivolgersi allo psichiatra non significa automaticamente essere affetti da una psicosi (disturbo grave della psiche), spesso lo scopo è quello di filtrare le emozioni più disturbanti.
Freud già nel diciannovesimo secolo stimolava i pazienti a lasciare la mente libera e a fare associazioni spontanee di contenuti mentali. Allo psicologo diciamo ciò che vogliamo egli sappia di noi, per comprenderci pienamente, ma anche per ricevere un supporto empatico. Il luogo simbolico della psicoterapia (setting) è libero da ogni giudizio, perciò se facciamo fatica a trattare alcuni argomenti, questo significa che sono tematiche per noi dolorose o su cui noi stessi diamo giudizi negativi .
Tutti gli indirizzi psicoterapeutici sono “giusti” quando vengono applicati da uno psicoterapeuta serio , preparato ed empatico. Inoltre è lo stesso psicoterapeuta che talvolta invia l’utente ad altro collega qualora pensi che quest’ultimo è più preparato sul tema portato dal paziente. Ad esempio un terapeuta individuale può ritenere necessario che il suo cliente inizi una terapia di coppia e quindi potrà inviarlo ad altro collega per questo trattamento.